La terza edizione di Pontremoli Foto Festival, in programma dal 20 al 29 luglio, sarà interamente dedicata all’universo femminile dietro l’obiettivo. Questo il tema dato al giovane progetto, che vedrà esposte negli ultimi due fine settimana di luglio, e in luoghi di prestigio come Stanze del Tribunale, Palazzo Galli-Bonaventuri e Castello del Piagnaro, le mostre di Giuliana Traverso, Antonella Monzoni, Stefania Adami, Carla Iacono, Marina Alessi, Malena Mazza, Laura Liverani, Federica Sasso, Elisa Paolucci Giannettoni, Sandra Lazzarini e Anna Voig. Saranno loro le 11 autrici protagoniste dell’evento, ospiti come da consuetudine in talk col pubblico nelle giornate del 21, 22, 28 e 29 luglio.
Date clou dell’evento vedranno altresì la partecipazione della giovane art sharer Maria Vittoria Baravelli nella giornata di domenica 22 luglio, prima in una conferenza su letteratura e fotografia con Giuseppe Carrara (dottorando in Italianistica e Comparatistica all’Università di Parigi e Siena), dopo in conversazione con Marina Alessi, con Facce da leggere inserita nel programma del 66esimo Premio Bancarella. Altri ospiti del secondo fine settimana sono: Cecilia Pratizzoli del Premio Voglino; Orietta Bay, moderatrice dell’incontro con Traverso, Monzoni e Adami e nella giornata di domenica 29 relatrice di una conferenza dedicata all’intensità narrativa delle donne in fotografia; Roberto Carlone con la conferenza Chi ha paura di Vivian Maier, legata alla mostra L’autre Vivian esposta alla Torre del Castello dei Vescovi di Luni fino a ottobre.
In programma anche workshop, performance e un circuito OFF tra i locali del centro. Inaugurazione venerdì 20 luglio alle 18.30 al Castello del Piagnaro e in quell’occasione l’associazione Lunicafoto, promotrice dell’evento, assieme al Comune di Pontremoli, consegnerà il premio per il Photowalk.
DONNE DI SCANNO OGGI – Antonella Monzoni
CARLA IACONO – Sguardi “attraverso”
Carla Iacono usa il ritratto per indagare i momenti di passaggio e sondare i territori dell’inconscio, tema privilegiato è il passaggio dall’adolescenza alla maturità, straordinario periodo in cui si colloca lo sforzo per raggiungere la propria identità. L’adolescente che affronta la trasformazione del proprio corpo deve imparare a gestire nuovi stimoli e a relazionarsi in modo nuovo con il mondo esterno. Se da un lato sente il bisogno di esplorare la fisicità “conquistata”, dall’altra prova nostalgia per l’infanzia appena superata e un senso di inadeguatezza per il proprio corpo in evoluzione. Ciò può causare paure e incomprensioni che sfociano in meccanismi di autodifesa come aggressività o isolamento, spesso non interpretati correttamente dagli adulti. Le protagoniste delle fotografie di Carla Iacono ci mostrano i loro turbamenti di adolescenti: gli abbandoni, le pose inquisitorie e gli sguardi diretti rivelano tensioni e resistenze, reclamando attenzione. L’uso del velo gioca un ruolo molto importante già nei primi lavori dell’autrice, contribuendo a rafforzarne l’aspetto lirico e simbolico.
In Synthetic Mermaids le protagoniste sono raffigurate come eroine dei miti classici, simbolo dell’energia femminile che da sempre si ripete e si rinnova: sono fragili ma forti sirene, esseri metamorfici per eccellenza. Stilisticamente richiamano alla mente le figure femminili preraffaellite o simboliste, perfettamente in simbiosi con la natura; hanno gli occhi chiusi, i movimenti rallentati. Attraverso il velo sottile ed onirico si percepisce una sensualità latente imprigionata in involucri di apparente serenità e innocenza. In realtà la superficie nasconde profondi conflitti e turbamenti; e gli indizi ci sono, apparentemente “mimetizzati” nel contesto, in realtà eloquenti ad un’occhiata più attenta.
In Fairy Glaze i ritratti, ispirati alla letteratura e alla psicoanalisi, sono declinati in immagini di sapore fiabesco, partendo dal presupposto che, secondo le moderne teorie antropologiche, la funzione primaria delle fiabe è essa stessa una funzione “iniziatica”, in quanto propedeutica ad affrontare le prove della vita. Come nel “metodo delle favole” di Louisa Dϋss, in cui bambini e adolescenti svelano il proprio inconscio attraverso il completamento di storie, così le immagini di Carla Iacono, sospese tra poesia e inquietudine, e le storie che suggeriscono, sfidano l’indifferenza di chi guarda stimolando riflessioni e ricordi. La presenza del velo, come nell’immagine di Sleeping Bride, in cui la protagonista è avvolta da un velo trapuntato di perle, simboleggia quel malessere esistenziale che può causare diverse forme di ritiro sociale giovanile, fino ai casi limite degli Hikikomori (letteralmente “ritiro in casa”) in Giappone, ovvero ragazzi e giovani adulti che rifuggono la realtà rinchiudendosi volontariamente in casa per lunghi periodi.
Infine in Re-velation, serie ancora in progress in cui Carla Iacono affronta il delicato argomento della manipolazione delle differenze culturali, il velo diventa protagonista principale, e lo sguardo spazia attraverso diverse culture. Sul velo delle donne, in particolare musulmane, si discute da sempre; proprio la pluralità di significati attribuibili e il potere evocativo lo hanno trasformato in oggetto emblema di dibattiti sociali, politici, religiosi, culturali. “Re-velation”, con un approccio quasi antropologico, riunisce immagini in cui il velo è declinato in diversi modi: principalmente hijab, ma anche veli cattolici, ebraici e foulard delle tradizioni. Da un punto di vista formale le composizioni ricordano i dipinti classici, creando una contaminazione simbolica tra culture: iconografia del ritratto occidentale con soggetti che indossano veli/accessori orientali. I ritratti hanno tutti la stessa interprete, la figlia dell’artista; ciò per porre unicamente l’accento sulla polisemia del simbolo. L’elemento autobiografico contribuisce altresì a enfatizzarne la rappresentazione e a renderla genuina testimonianza. In molte immagini sono presenti atri simboli della tradizione, spesso condivisi da più culture, quali la melagrana, il gelsomino, l’uovo. Carla Iacono in Re-velation non prende posizione sull’uso del velo, ma scava nella storia per “rivelare” valori e significati con immagini sincere e raffinate, nel pieno rispetto delle differenze e delle similitudini tra culture, offrendo un personale e sincero contributo all’incoraggiamento del dialogo.